RIABITANDO
Condivido le parole dell’ architetto Gregotti quando dice che l’architettura sembra in questo momento non interessare più a nessuno. La forma è diventata del tutto e completamente indipendente dal contenuto. Per cui chi fa il progetto tutto sommato si è ridotto, come dire, a costruirne un’ immagine, ma non a costruire il progetto stesso.
Nonostante passiamo la maggior parte del tempo della nostra vita dentro gli edifici, ci preoccupiamo troppo poco di quanto ciò che costruiamo possa influenzare il nostro comportamento, i nostri pensieri, emozioni e benessere.
D’ altro canto il concetto di abitare è stato analizzato, cambiato..sta cambiando e cambierà ancora; e non abbiamo ancora idea di ciò che questo possa portare al nostro ben-essere.
Attraverso il mio lavoro e il mio sentire, mi accorgo di quanto bisogno ci sia di umanità, soprattutto nel senso figurativo del termine, inteso come sentimento di comprensione e di indulgenza verso gli altri; come propensione ad essere socievoli pur non tralasciando la possibilità di distinguere tra individuo e individuo.
Mi accorgo di quanto si abbia bisogno di bellezza, di gentilezza, di poesia, di speranza. Di professionalità. Il progetto dello spazio deve aiutare a sentirci meglio, come uomini e come comunità.
Da questo sentire nasce la volontà di scrivere per riflettere insieme sul concetto di abitare, perché per ognuno di noi è qualcosa di diverso, dipendente dal tempo, dal momento, dalla storia, dal luogo, dall’ umore, dal sentire.
Con la rubrica RIABITANDO, ogni quindici giorni posterò un articolo sul blog all’interno del mio sito per indagare.. cosa significa per noi, oggi, abitare? Come desideriamo abitare la nostra casa, il nostro lavoro, il nostro tempo, la nostra città, la nostra scuola, il nostro mondo?
A presto!
2 comments